Passeggiata Letteraria

Chiara Curione


UNA CITAZIONE... PER COMINCIARE


 "Felicità (chiunque ascolti, uomo o donna, ne parta 

oggi stesso alla ricerca)"

 (Walt Whitman) 



DALLA STORIA... LA RICETTA PER LA FELICITA'

La sua “Passeggiata” sarà certamente la più lunga, visto che per arrivare a Specchia, deve partire da Gioia del Colle, dove vive e scrive racconti e romanzi, anche per ragazzi.
Ha coltivato in segreto il sogno di diventare scrittrice, infatti il suo primo libro, “La sartoria di Matilde”, lo ha scritto di nascosto su una vecchia macchina da scrivere. Lo ha inviato a un premio letterario e la giuria le ha proposto la pubblicazione, avvenuta nel 2000 presso una casa editrice di Firenze. E così che i lettori hanno scoperto e incontrato nel mondo letterario Chiara Curione, scrittrice barese che coltiva una grande passione anche per la storia.
Le sue fiabe, i suoi racconti e romanzi sono caratterizzati, infatti, da un'ambientazione storica puntuale e attenta che rende le sue storie più interessanti e affascinanti. Ed ecco che il grande Federico II e la sua discendenza diventano protagonisti di una raccolta di fiabe, adottate anche come testo scolastico.
La sua penna si muove tra presente e passato nel suo terzo libro, dove un tredicenne di oggi, attraverso i racconti della nonna, conosce la storia del famoso capobanda pugliese, “Il sergente romano”, e soprattutto quella del brigantaggio, fenomeno che ha caratterizzato l'Italia meridionale, nel periodo successivo all'unificazione.
Le sue storie hanno preso vita anche sui palcoscenici: sono, infatti, state arrangiate, adattate e diventate rappresentazioni teatrali.
La sua produzione artistica ha suscitato curiosità e grande interesse, infatti Chiara Curione è stata intervistata anche dal Tg3 e da Gallucci del Tg5, per la rubrica dedicata a “La lettura”.
E adesso da Gioia del Colle arriva a Specchia, portandondoci “Una ricetta per la felicità” (Besa editrice), una saga familiare che vede protagoniste due donne, una del passato e una del presente, in un nuovo affascinante racconto, dal “gradevole gusto” di storia.




 
Chiara Curione (Bari, 1962) è autrice di racconti e romanzi. “La sartoria di Matilde” è il suo primo romanzo, pubblicato con Firenze Libri dopo aver vinto un premio letterario nel 2000. Successivamente il libro è stato accolto nel catalogo Danae che promuove autori emergenti.

In seguito alla collaborazione con il laboratorio di lettura della biblioteca di Gioia del Colle ha pubblicato per Edizioni Pugliesi una raccolta di fiabe storiche su Federico II e la sua discendenza: “Le Imprese di Federico II”. Il libro è stato adottato per progetti lettura in numerose scuole pugliesi, in seguito è stato presentato al festival della letteratura per ragazzi di Torre Maggiore, ricevendo l’intervista dal tg3.

L’autrice ha pubblicato nel 2008 il romanzo storico sul brigantaggio “Un eroe dalla parte sbagliata” edito da Besa. Il libro scritto tra presente e passato ha come protagonista del tempo passato il sergente Romano, famoso brigante, capo delle bande pugliesi nel periodo post-unitario. Il testo è stato adottato per progetti lettura nelle scuole medie, suscitando notevole interesse. L’autrice ha ricevuto per questo testo l’intervista dal giornalista Gallucci, al tg5 nell’ambito della rubrica “La Lettura”. Con questo libro ha partecipato a Lector in Fabula, festival della letteratura per ragazzi a Conversano. A febbraio del 2012 è uscito il suo ultimo romanzo “Una ricetta per la felicità” edito da Besa, con prefazione di Pino Aprile.

Il libro è stato presentato al Salone del libro di Torino, al Women’s Fiction Festival di Matera e in alcuni licei.

Nel 2012, il suo primo romanzo è stato ripubblicato in e-book dalla nuova casa editrice EEE-Edizioni Esordienti.

Chiara Curione nel 2013 ha partecipato alla fiera internazionale del Mediterraneo a Campi Salentina. Nel 2014 il romanzo “Una ricetta per la felicità” è alla seconda edizione con il marchio Besa.

I suoi libri sono adottati per progetti lettura in numerose scuole.


IL SUO ROMANZO



 Titolo: Una ricetta per la felicità
Casa Editrice: Besa
 Collana: Negroamaro Letteratura 9
Genere: Romanzo Pagine: 324
Una ricetta per la felicità è una saga familiare che va dal ventennio fascista fino ai giorni nostri. I capitoli si dividono tra presente e passato, e il loro anello di congiunzione è rappresentato da un vecchio diario. I capitoli del tempo passato si aprono con una ricetta del diario di Lucia, che appunta pensieri e gli avvenimenti della famiglia in cui lavora da domestica da quando aveva dodici anni. Nella storia presente si narrano le vicissitudini di Vera, che trova il vecchio diario e lo sfoglia incuriosita dagli appunti della nonna di cui scopre aspetti sconosciuti e segreti di famiglia. In entrambe le storie l’amore ha il ruolo di protagonista assoluto, crea contrasti sentimentali tra i personaggi e guida le loro azioni. L’orgoglio e la voglia di non arrendersi sono gli aspetti che accomunano le due protagoniste. Entrambe, nonostante le difficoltà, riusciranno a superare i contrasti e a migliorare la propria situazione.


UNA PAGINA, UN BRANO



Il quaderno di Lucia

Agnello a callarid

Cuocere a fuoco lento un chilo di agnello tagliato a pezzi con 100 grammi di olio, un poco di prezzemolo, la cipolla a fettine, insieme ai pomodori a pezzetti. A metà cottura mettere 2 chili di cicorielle lavate pulite e legate a mazzetti, e due bicchieri di acqua.
5-10-1933
Questa è la ricetta che ho fatto il mio primo giorno di lavoro. Un giorno che non dimenticherò mai per lo sguardo severo della padrona, per le stranezze di questa casa e per quello che combinai per la cena. Finsi di aver sbagliato, in realtà cucinai l’agnello a modo mio. Ancora oggi di una cosa sono sicura, feci una ricetta tanto buona che madre e figlio finalmente smisero di litigare. Nessuno mi disse che ero brava, ma fui contenta lo stesso perché don Peppino non gridava più e gli occhi di ghiaccio di donna Margherita diventarono più sorridenti.
Sto con questa famiglia da due anni. Allora avevo dodici anni e non sapevo ancora leggere e scrivere. Era inverno e io come al solito dovevo lavorare…
Dopo la pioggia gelida del mattino, Lucia portava un cesto di pagnotte appena sfornate a una cliente del fornaio. Lo sorreggeva sulla testa, camminando con ciabatte di legno nella via fangosa, riparata da un piccolo scialle di lana su un abito senza maniche, unico capo per tutte le stagioni. Cantando a tutta voce, attraversò la stradina del suo rione, quando mise il piede su di un masso sconnesso della via bagnata e perse l’equilibrio scivolando.
Marietta, la moglie del falegname, aveva visto la scena dalla bottega del marito e accorse ad aiutarla.
“Ti sei fatta male?” domandò, mentre la fanciulla si alzava lentamente, guardando con preoccupazione il pane che era rotolato in ogni direzione e si era irrimediabilmente sporcato.
“No” disse toccandosi le ginocchia doloranti e aggiunse: “Adesso chi lo dice al padrone?”
Mentre altre donne si erano avvicinate, rimproverandole di cantare sempre e avere la testa tra le nuvole, Marietta la tranquillizzò.
“Al fornaio ci penso io. Adesso vieni a casa mia che ti disinfetto le ginocchia.” Lucia guardò la bella signora di mezza età, dai capelli brizzolati, raccolti con la crocchia sulla nuca, che emanava sempre un buon profumo di pulito e si sentì rassicurata dalla sua voce tranquilla. La seguì senza indugiare. L’aveva sempre ammirata perché sapeva leggere e scrivere e parlava bene l’italiano a differenza delle altre donne del quartiere, e molte volte si era sentita orgogliosa di ricevere le sue attenzioni.
“Alla tua età non dovresti lavorare così! Mi auguro che almeno il fornaio ti paghi bene!” disse.
“Mi dà un po’ di farina, il pane e ogni tanto qualche uovo. Dice che lo devo ringraziare e che se sono furba imparo il mestiere” riferì Lucia, ammettendo che aveva bisogno di quel lavoro.
Marietta conosceva i problemi della fanciulla. Lucia aveva la madre con una salute malferma e, oltre a curarla, si occupava dei fratelli minori. Ogni volta che lei la vedeva fare servizi ai vicini per ricevere un po’ di cibo in cambio, pensava che la vita fosse ingiusta e che una bambina così piena di spirito e intelligente piuttosto dovesse andare a scuola. Ma Lucia sin dall’età di otto anni era rimasta orfana. Suo padre che faceva il facchino si era trovato sotto un carro da traino e dopo aver passato mesi in ospedale, si era spento per sempre, lasciando il carico della famiglia ai due figli più grandi: Lucia e Rocco.



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