Passeggiata Letteraria

Francesco Pasca

 UN ARTISTA POLIEDRICO E VERSATILE IN CONTINUO CAMMINO

 


Un uomo che riesce a esprimere il suo pensiero, a dare vita alla sua ispirazione artistica in così diverse forme, non può che essere profeta di libertà.
Francesco Pasca è, a tutti gli effetti, un artista poliedrico, versatile, che indaga l'arte visiva, la scrittura, la lingua fino a far rivivere e risuonare il più alto grado della bellezza. Lo scrittore Paolo Vincenti definisce funambolico quest'artista che è filosofo, matematico, astronomo, risolutore di enigmi, giocoliere della parola e che nelle sue opere letterarie “gioca con lettere e numeri, figure retoriche, ossimori, antinomie e parole singlottiche, sempre alla ricerca di quell’incrocio tra linguaggio visivo e verbale di cui è esperto conoscitore e appassionato cultore”.
La sua scrittura sembra essere in continuo cammino, sembra essere una continua ricerca, nella quale lo scrittore trova lo scopo del viaggio.“Non vado in nessun posto. Sono soltanto in cammino. Vado errando”, dice in Siddharta, Herman Hesse.
E mentre, Alber(t)o, protagonista del mondo moderno di Internet in “OTRaNTO - il Luogo delle parole – dialogo virtuale sulla scrittura di pietra” (pubblicato da Il Raggio Verde Edizioni, 2008), lanciato sulla rete alla ricerca di informazioni necessarie per costruire il suo racconto, approda attraverso il dialogo virtuale, a una fantastica lettura del mosaico “L'Albero della vita”, realizzato dal monaco Pantaleone nella Cattedrale di Otranto, “Il Gesto – Giano: idea di fili senza spessore (Lupo Editore, 2011), come dice lo stesso autore in un'avvertenza, è un libro non libro. Egli, infatti, esplora, in queste pagine, alcune delle infinite possibilità del Caso, cioè delle possibili trame, tutte in divenire, tutte potenziali, che questo “non racconto” affida alla narrazione casuale. Si tratta di parole sparse, di una trama non ancora ordita, di un “non racconto” che non ha inizio né fine. “L’epilogo” dice l’autore “non esiste e, se vi è, risiede in ognuno di noi e quell’ognuno se ne può dare uno per conto proprio..”
E se continuiamo il cammino nel mondo della sua scrittura, giungiamo alla sua ultima fatica letteraria, pubblicata da Il Raggio Verde Edizioni. “L’Alfa-Thea (uomo di Nazareth)” è un libro intrigante, emblematico, ermetico, nel quale l'autore indossa i panni di JesustHeoS, come il personaggio ama definirsi, e incarna l'idea stessa della scrittura. Una scrittura da decrittare come il lettore ottico legge il codice a barre, parte integrate della copertina, impreziosita dal disegno di Massimo Pasca, che ben interpreta con il suo groviglio di segni l'intricata materia oggetto della narrazione. Qui ci troviamo in presenza della storia dell'Uomo di Nazareth, in una visione laica e umana e quindi, riferibile, in fondo, a qualunque uomo.
Francesco Pasca è attento alle nuove tecnologie informatiche, cerca diverse modalità di comunicazione e nei suoi scritti il suo vissuto emozionale si intreccia con quello dei suoi personaggi, ma anche con quello dei suoi lettori, coinvolti in un gioco affascinante e che suscita enorme curiosità per le opere, non solo letterarie, di un artista che ha molto da dire e che lo dice in maniera davvero originale.
Pittore, scultore, sceneggiatore, narratore, romanziere, favolista, la sera del 3 agosto Francesco Pasca si presenterà al pubblico della “Passeggiata letteraria nel borgo”, in veste di attore, donando a tutti i presenti, insieme a Carmen De Stasio, una performance davvero unica e imperdibile: i due artisti, infatti, reciteranno la “Poesia lunga un chilometro”.





Francesco Pasca è nato a Sanarica provincia di Lecce l’11 di giugno 1946. Attento ai linguaggi verbali e non verbali si dedica dal 1980 alla progettazione del linguaggio poetico-visivo detto della Singlossia nel racconto.
Nel 1979 aderisce al manifesto della Singlossia voluto dalla semiologa Rossana Apicella e con lei ne cura la stesura dando luogo alle numerose iniziative dette della stagione post-poetica visiva dei gruppi poetici nazionali, degli underground ‘80. Con la scomparsa della semiologa Apicella, avvenuta nel maggio del 1985, ha continuato ad evolvere il linguaggio della Singlossia riversandolo nella scrittura.
Nel 2005 ha pubblicato, per la collana “L’uomo e il mare” fondata da Augusto Benemeglio, il "Quaderno n.15 “PaROLe SPaRSe – se i pensieri affollano la mente è utile…” (editrice 5emme).
 Per i tipi de Il Raggio Verde Edizioni ha pubblicato nel 2008 “OTRaNTO
- il Luogo delle parole – dialogo virtuale sulla scrittura di pietra”
e nel 2009 “eUTòpos- mi disegni una parola? – la parola nominata.”.

Nel 2011 ha pubblicato “Il Gesto – Giano: idea di fili senza spessore” per Lupo editore.
Nelle arti Visive partecipa dal 1963 con contaminazioni che spaziano dal neocostruttivismo all’informale e con performance gestuali e visive. ha in cantiere due nuovi progetti singlottici tra parola e segno denominati: “Il Palindromo del Tempo – dai Segni di Otranto ai SaTOR d’abbruzzo – Nell’albero della Vita di Pantaleone da Casole”; l’opera teatrale “L’alber(T)o – atto unico quasi unico”;
30cinque (Se)MI Pensieri in un f(atto);
5frammenti[di]5numeri[da]5fuochi[in]5notti[per]5luci -Tra Pensieri – [con]5(Se)
uniti e coltivati in 5 (MI);
L’ISa – Appunti di viaggio. Con il viandante e i suoi colori.
La sua nuova produzione letteraria e visiva piace denominarla con: “il Segno nell’IN e OUT del Gesto”.
Collabora con il Quotidiano Salentino “il PaeseNuovo” e la rivista telematica “Arte e Luoghi”.
La sua ultima fatica letteraria si intitola  “L’Alfa-Thea (uomo di Nazareth)” ed è pubblicata da Il Raggio Verde Edizioni. Dal 15 luglio sino al 31 agosto 2014 partecipa con le sue opere di pittura alla Collettiva d'arte, "Colori e forme del Mediterraneo", presso Palazzo Gallone a Tricase.



IL SUO ULTIMO LIBRO

Titolo:  “L’Alfa-Thea (uomo di Nazareth)”
Pagine: 128

Casa Editrice: Il Raggio Verde Edizioni



Si intitola “L’Alfa-Thea (uomo di Nazareth)” l’ultima fatica letteraria di Francesco Pasca, edito da Il Raggio Verde.
Intrigante, emblematico, ermetico. Nel nuovo libro l’autore nei panni di JesustHeoS, così ama definirsi il personaggio nel suo apposito acrostico, incarna l’idea stessa della scrittura. Ma cos’è la scrittura? si chiede Francesco Pasca che ama giocare con lettere e numeri, figure retoriche, ossimori, antinomie e parole singlottiche, sempre alla ricerca di quell’incrocio tra linguaggio visivo e verbale di cui è esperto conoscitore e appassionato cultore. Al punto da disorientare il lettore che procede con non poche difficoltà nella lettura essendo la narrazione intrisa di riferimenti filosofici, teologici, di citazioni tratte dalla Bibbia (con le antinomie dei quattro elementi, Acqua, Aria, Terra e Fuoco), dal Cantico dei Cantici (la scoperta dell’Amore), dai Vangeli di Luca Marco, Matteo e  Giovanni  che, a differenza degli altri evangelisti, definisce Gesù come Logos. Una scrittura da decrittare come il lettore ottico legge il codice a barre parte integrante della copertina, impreziosita dal disegno esclusivo di Massimo Pasca che ben interpreta con il suo groviglio di segni l’intricata materia oggetto della narrazione. Ma qui non ci troviamo in presenza di una storia qualunque ma della Storia dell’Uomo di Nazareth in una visione laica e umana e quindi riferibile, in fondo, a qualunque uomo.
“L’Uomo di Nazaret, per l’autore,- scrive in prefazione lo scrittore e bibliofilo Maurizio Nocera – può essere chiunque, ma in primo luogo è quel suo Sé medesimo «alto circa un metro e settantadue centimetri e di costituzione già longilinea», tanto da non avere alcuna remora nell’affermare: «Il mio nome all’inizio fu JesustHeoS. Fui il “messaggero” che s’accompagnò all’evento, a quel mio nuovo e primordiale stato. Il mio nome non fu solo il testimone, ma il necessario per chi volle far credere in un Gesto, in ciò che realmente accadde». Si tratta di un “Io” o, come l’autore si definisce, cioè D(io), che si ripete e si adatta continuamente, fino a sostituirsi totalmente per «parla[re] per nome e per conto di JesustHeoS, del Cristo, […] per meglio comprenderne la laicità dell’Uomo ».
Nello scorrere con nuova scrittura, nell’evangelico, Dio diventa ‘L d(io), l’uomo diventa lo stesso identico fare coniugato al presente e al passato di quello spazio tempo universale in cui si agita con la propria esistenza, fra un prima ed un poi, fra l’essere espressione di Padre-Madre, vuole diventarlo o non solo inventarlo. La scrittura “Vive” l’assurdo nel certo.
Un testo certamente difficile da leggere, come è d’uso per l’autore, ma certamente denso dei contrasti necessari per una scrittura diversa da decodificare ancor prima di un banale codice a barre.
In copertina, Non ho mai avuto un DIoARIO, 2012, la splendida illustrazione firmata da Massimo Pasca.




PER SAPERNE DI PIÙ


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