Passeggiata Letteraria

"Il secondo giorno- Kiss for my angel"


"Il secondo giorno- Kiss for my angel" di Elisabetta Liguori
 


Un libro mi suggerisce da subito, con il titolo, con la copertina, il suo contenuto, tanto da affrontarne la lettura quasi presagendone la meta.
Del libro di Elisabetta Liguori, leggo il titolo, metà in italiano, metà in inglese – "Il secondo giorno Kiss for my angel" – scorgo gli enigmatici occhi di una bellissima ragazza in copertina e…comincio ad elaborare ipotesi. Anzi, smetto di farne ed affronto la lettura come un viaggiatore affronta una città nuova, inoltrandosi, passo a passo tra le vie sconosciute, lasciandosi guidare dai sensi.
Scopro un viaggio la cui meta non è una sola: si parte dal lettore, dalla scrittrice, dal suo mondo e dalla storia che ha voluto raccontarci, ma può condurre molto lontano, attraversare molti mondi, aprire tante porte. Io lo ricevo dalle mani di un’adolescente, la quale leggendolo, ha lasciato traccia di sé, con sottolineature sparse, che mi appaiono da subito “l’altro punto di vista”: mi sembra, d’un colpo, di aver trapassato, con l’incorporeità di un fantasma, gli spessi muri perimetrali che solo i quindicenni sanno ergere intorno a sé. Sarò già paga di questa lettura, se dalle poche righe sottolineate, riuscirò a scorgere la ragazzina che lo ha letto prima di me.
Ancora non so che mi saranno additate altre strade; altri mondi si schiuderanno, a volte ponendo domande, a volte porgendo inaspettate risposte.
E’ la storia di un’adolescente dei nostri giorni, figlia di un americano e di una pugliese; vive a Roma, respirando l’aria degli States – studia in una scuola americana – e ossigenandosi una volta all’anno nello iodio del mare Adriatico del Salento. E’ cresciuta guardando con distacco se stessa destreggiarsi in un contesto familiare culturalmente eterogeneo, non immaginando per sé ciò che sarebbe stato.
Da evento luttuoso, apparentemente lontano, si dipana la matassa di Gabriele, ragazzina di quindici anni, con un nome da maschio e un destino regalatole, suo malgrado, alla nascita e svelatole, nella sua complessità, molti anni più tardi, in un tempo già deciso per lei, anni prima.
E qui si apre “l’altro mondo”: il sovrannaturale, che tutti ci immaginiamo e forse temiamo; le figure che sempre hanno abitato un universo parallelo a quello umano, gli angeli, qui trovano incarnazione in una ragazzetta intelligente e volitiva, incredula e recalcitrante a questo suo destino predefinito.
La scoperta della nuova dimensione di Gabriele ci viene descritta, anche stilisticamente muovendo su più piani narrativi, come una grande battaglia fisica ed emotiva, con se stessa e con coloro i quali hanno taciuto, lasciandole credere di essere una ragazza normale.
Questa la prima grande metafora: c’è un momento, nell’adolescenza, in cui si squarcia il velo dell’innocenza e la vita tumultuosa irrompe in specchi d’acqua tranquilli, trasformandoli in oceani in tempesta. È quel momento in cui il figlio e il padre si guardano con circospezione, scrutandosi, nell’attesa di un varco che consenta il fluire delle emozioni condivise. È
il tempo delle verità rivelate con fatica e apprese, metabolizzate e accettate, a volte con sofferenza, mettendo a dura prova l’amore.
Scoprire, poi, di essere ciò che mai si sarebbe potuto immaginare può stupire, stordire, deviare; può far svanire d’un colpo la vita precedente, se pur breve e ordinaria; può insegnare che, anche nelle sfere celesti, la vita è battaglia, è corsa per la vittoria; può suggerire che le scelte non sono mai indolori: scegliere di amare, per esempio, non è affatto facile, giacché l’Amore si riconosce per sottrazione, togliendo gli orpelli, scartando mano a mano. Rinunciando, a volte, al potere, ad una speciale, magica forma di potere che trasforma, fa diventare forti di una forza a volte bruta, capace di muovere fiumi e accendere incendi. E quando si è misurato il grado di tale potenza e la violenza che ne può derivare, quando si è toccato con mano che un paio d’ali possono elevarti al cielo , poderosamente più in alto degli altri , ma quella vertigine non basta a riempire il cuore, si può scegliere d’amare più in basso.
Si chiudono le ali, si diventa più piccoli e si sceglie di camminare a fianco di chi ha seguito il tuo volo, paziente, lasciandoti librare nell’aria.








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