Passeggiata Letteraria

"La casa del sale. Storie di un altro Salento"

"Un acquerello declinato in mille colori"

a cura di Maria Letizia Pecoraro



Il racconto che dà il nome al libro è la descrizione di uno scorcio di vita che ciascuno di noi può trovare sepolto nel proprio cuore. Lo leggo, lo assaporo, lo annuso e penso: c’è una Casa del Sale in ogni vita. Un casolare sperduto e affogato nei campi che separano il mare dal mondo; sconosciuto, tranne che a coloro che, tra quei campi, lasciano scorrere la loro esistenza in attesa di un evento, un’emozione straordinaria che ne cambi il corso. Ciascuno di noi ha consumato un sogno e poi un addio in una Casa del Sale, confusi tra i cespugli piegati dall’aria salmastra che soffia potente. Storie di un altro Salento, dunque, quasi a dire storie che raccontano il Salento dei salentini, di coloro che di questa terra conoscono i respiri quieti degli autunni umidi, degli inverni corti e a tratti freddi. Un Salento lontano dalla moda imperante, tutta masserie, vip radical chic e balli improvvisati in ogni dove. L’autrice ci ricorda che esiste una terra differente, autentica, impastata di piccole cose, consuetudini che si rotolano nel tempo e nello spazio con sentimenti quieti, allenati dalla pazienza, simboleggiata dalla piantina tenace che, coraggiosamente, germoglia nel cemento e sopravvive all’arrogante falce dell’uomo che, equivocando, ha confuso il cemento con il progresso. Il tempo del Sud la fa da padrone tra queste righe, perché solo chi asseconda il suo battere lento coglie il dettaglio, ne sente le voci, ne aspira gli odori, elevando a poesia lo scorrere lieve dei giorni. Esiste una dimensione temporale che non è necessariamente quella frenetica e cieca del mondo che abbiamo costruito. Esistono uomini che sanno vivere di attese e desideri che si consumano in giorni diversi dagli altri. Esistono paesaggi antichi che sono noti soltanto ai pochi capaci di lasciare il sentiero dell’ovvietà e dello spettacolare, per inoltrarsi in scorci ombrosi; qui, contagiati da un ritrovato dio Pan, si diventa pietra tra le pietre, scoglio tra le acque del mare, fiore che occhieggia fiero, volpe addomesticata da una mano rispettosa; si diventa parte di un Tutto, che regala una piccola poesia quotidiana, quasi dimessa, crepuscolare, direi. A volte il racconto frantuma il suo percorso in innumerevoli, piccoli affreschi e la prosa si contrae in tocchi ritmati fino a farsi canto. Se un libro potesse divenire altro, questo, sarebbe, per me, un acquerello declinato in mille colori, sfumati l’uno nell’altro. Lo rappresenterei come il girotondo di un susseguirsi di quadri appena accennati, compiuti ciascuno per sé, ma al tempo stesso senza confini, dove la fine di uno si confonde con l’inizio dell’altro, in una giostra di colori, umori ed emozioni nelle quali ciascuno può cercare, trovandola, la propria dimensione, emozionandosi. Il Salento, dunque, per me diventa “un altro Salento”, cioè paradigma di mille altri luoghi guardati con occhi innocenti, scandagliati con radar alternativi, studiati nei dettagli fino a trovare un mondo nel mondo. Questo libro potrà essere per il lettore, come lo è stato per me, una risorsa preziosa da cui attingere bella prosa, scritta con mano d’altri tempi, fatta di belle parole e costrutti articolati che allenano il pensiero; poesia delicata come certi piccoli ricami, confezionati da donne sedute a prendere il fresco sugli usci di casa; garbate invettive contro quegli sventati che stanno correndo dietro ad una bandiera di dantesca memoria, dimentichi del bene prezioso del nostro territorio da tutelare; colori, emozioni, sentimenti buoni per coloro che ne avessero ancora nostalgia. Un libro, un dono.

Per saperne di più:

http://passeggiatalett.blogspot.it/p/wilma-vedruccio.html?spref=bl

http://www.kurumuny.it/index.php?option=com_oa&view=catalogo&id=358&Itemid=156&lang=it


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